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Introduzione, testo, traduzione, commento a cura di Francesco Bausi e Davide Canfora,
con la collaborazione di Elisa Tinelli (2016), pp. 396, euro 50
Erasmo compose il Ciceronianus nel 1528 (ristampandolo altre tre volte fra 1529 e 1530) in polemica contro l'umanesimo 'formalistico', basato sulla fedele imitazione ciceroniana, che si era affermato in Italia nel primo '500, e nel quale egli vedeva da un lato il rischio di un sostanziale paganesimo, dall'altro la manifestazione di una letteratura estetizzante, priva di reali contenuti educativi, etici e religiosi. Sotto l'aspetto di una battaglia stilistica e letteraria, il dialogo propugna in effetti un'idea di cultura disposta a sacrificare la perfezione formale e il rigore filologico per recuperare le alte idealità cristiane del primo umanesimo, tanto più importanti nel momento in cui l'Europa è minacciata dalla Riforma protestante; idea di cultura di cui Erasmo si vuole presentare – insieme ad altri umanisti nordici – come il più grande rappresentante moderno.
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