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Introduzione, edizione critica, commento di Stefano PRANDI, traduzione di Francesco URSINI (in appendice: versione cinquecentesca di Giovanni GIOLITO con annotazioni di Stefano PRANDI), Torino, Loescher 2018, pp. 326, euro 40


Il De partu Virginis di Jacopo Sannazaro rappresenta veramente - per dirla col Dionisotti - "la carta decisiva di tutta la sua vita di scrittore". Il progetto del grande umanista napoletano è davvero ambizioso e innovativo: per la prima volta nella res publica litterarum degli Umanisti veniva tentata la composizione di un'opera che intendeva coniugare uno dei più sublimi argomenti sacri - la nascita di Cristo - con la più squisita raffinatezza formale che la lingua latina avesse mai raggiunto , dopo un secolo di filologia e poesia umanistica . Dedicare, nel primo quarto del Cinquecento, un poema latino ad un tema tanto arduo, progettare cioè un nuovo modello di epica cristiana non più nel sermo rude di Prudenzio, Sedulio, Giovenco, ma in una lingua che intendeva rinnovare lo splendore dell'età aurea di Virgilio, significava per il Sannazaro porsi ambiziosamente nella trafila più illustre della tradizione letteraria , accanto ai modelli del XXXIII canto del Paradiso dantesco e della canzone alla Vergine del Petrarca.
La presente edizione è arricchita della "classica" versione cinquecentesca di Giovanni Giolito (collocata in Appendice) debitamente annotata dal curatore del volume.




               
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